
GUIDA PRATICA ALLA LETTURA DI UN EPD
PARTE CINQUE: COME CALCOLARE L’IMPATTO DI GWP TOTALE DI UN PRODOTTO
Abbiamo visto negli articoli precedenti l’importanza di una EPD e di come essa ci fornisca, attraverso un modello riconosciuto e standardizzato basato sull’analisi del ciclo di vita del prodotto stesso, informazioni di come e quanto i prodotti/servizi di un’Azienda impattano sull’ambiente.
La vita (di un pavimento) inizia fuori dalla fabbrica
Oltre all’impatto CRADLE TO GATE che abbiamo già analizzato attraverso le prime fasi di vita del prodotto (identificate da A1 ad A3 nella EPD), lo studio del ciclo di vita LCA ovviamente prosegue oltre “il cancello” dell’azienda per prendere in considerazione tutte le fasi successive:
- il trasporto fino al cantiere,
- la posa in opera,
- tutte quelle attività legate all’utilizzo stesso del pavimento come ad esempio la manutenzione,
- il fine vita dello stesso (demolizione ed eventuale riuso o riciclo).
Le ipotesi alla base dello studio del ciclo di vita attraverso le varie fasi sono descritte nella EPD stessa negli appositi paragrafi.
Nel complesso possiamo avere una vista complessiva di tutte le fasi in questa tabella che le comprende tutte:

La variabile da calcolare: la vita utile
Per calcolare l’impatto del prodotto durante il suo ciclo di vita complessivo (ad esempio il GWP, acronimo di Global Warming Potential), non bisogna però semplicemente sommare il dato di ogni fase in quanto tutta la fase d’uso (da B1 a B7) è calcolata su 1 solo anno.
Ciò è dovuto al fatto che la vita utile del pavimento (numero di anni) non può essere uguale per tutti i casi e tutte le applicazioni bensì andrà stimata o decisa di volta in volta come parametro progettuale e quindi moltiplicato per il valore indicato dell’anno singolo. Ogni produttore, in questo caso Artigo, si limita a consigliare una vita media sulla base delle sue esperienze e referenze, ma solo il progettista può stabilire l’aspettativa di vita dell’edificio che sta disegnando in funzione dell’input che riceve dal committente.
Questa spiegazione la ritroviamo nell’EPD nella parte descrittiva della fase d’uso (pagina 10 paragrafo 1.11):
La durata di vita di un rivestimento per pavimenti per una determinata applicazione su un pavimento è una variante troppo ampia per poter fornire un’indicazione universale. Per questo modello di EPD, la vita utile di riferimento (RSL) è fissata a un anno, secondo la norma EN 16810:2017. Ciò significa che
tutti gli impatti per la fase di utilizzo si basano sul modello di pulizia e manutenzione per un anno. A seconda dell’area di utilizzo, della durata tecnica consigliata dal produttore e del tempo di permanenza sul pavimento stimato dal cliente, è possibile determinare la durata di servizio. Gli impatti della fase di utilizzo devono essere calcolati tenendo in conto la durata di servizio prevista per ottenere l’impatto ambientale totale. La durata di vita consigliata da Artigo è di 35 anni.
Facciamo due conti!
Proviamo a fare un calcolo, a puro titolo di esempio: immaginiamo una Scuola progettata per durare 25 anni prima di interventi di manutenzione straordinaria. Prendiamo come esempio un pavimento Uni Gaia di spessore 3 mm.

Come la fase D contribuisce ad abbassare il GWP
Vale la pena di spendere una parola per la Fase D che è quella successiva al fine vita del prodotto.
Come avrete notato, nel nostro calcolo è un valore negativo. Questo avviene quando il prodotto raccolto dal cantiere viene utilizzato come combustibile solido secondario (CSS “end of waste”) come alternativa ai combustibili fossili tradizionali ( es. nei cementifici) o meglio ancora se viene ripreso per essere riutilizzato come materia prima seconda per creare nuovi prodotti.
Naturalmente è in questa seconda direzione che ci stiamo muovendo per il futuro!
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