GUIDA PRATICA ALLA LETTURA DI UN EPD

PARTE SEI: EPD PER ESPERTI – COSA LEGGERE E PERCHÉ È IMPORTANTE SAPERLO

Negli articoli precedenti abbiamo elencato e spiegato i contenuti “prioritari” presenti in un EPD, per permettere ai progettisti e ai professionisti di effettuare scelte consapevoli e informate quando si tratta di adottare un determinato prodotto.

Tuttavia l’EPD è un documento veramente ricco di dati e ce ne sono alcuni che vale la pena approfondire: non solo per i curiosi e i persistenti, ma per chiunque desideri acquisire una metodologia progettuale sempre più solida in materia di sostenibilità.

Le componenti del GWP totale

Come forse avrete notato, il GWP Totale (acronimo di Global Warming Potential, l’indicatore che misura l’impatto di un prodotto sull’effetto serra e che in molti chiamano anche Carbon Footprint o Impronta di carbonio) viene suddiviso in 3 sottocategorie (tabella 3.1.1 pagina 15):
  • Fossil: tiene conto delle emissioni legate a combustione o ossidazione di carburanti di origine fossile.
  • Biogenic:  L’indicatore “GWP-biogenico” tiene conto delle emissioni dovute a biomassa. Di solito è negativo perché considera la quantità di CO2 sottratta dall’atmosfera durante la crescita della biomassa.
  • Luluc: uso del suolo e cambiamento di uso del suolo. L’acronimo Luluc significa Locally Unwanted Land Use.

CO2 sì, ma c’è dell’altro!

Come abbiamo chiarito in questo articolo, la CO2 è “l’unità di misura del GWP” per convenzione:

Per confrontare l’impatto climatico dei diversi gas serra, il loro potenziale di riscaldamento viene calcolato rispetto all’anidride carbonica (CO2 ), con un’unità di misura espressa come CO2 eq (equivalente). L’anidride carbonica è stata scelta come gas di riferimento perché è il principale gas serra responsabile della maggior parte del riscaldamento della Terra. In una EPD, il GWP di un prodotto è quantificato in kg CO2 eq.

In realtà è una semplificazione alla quale si ricorre nella consuetudine per il fatto che forse è la variabile più rilevante, e di certo la più conosciuta.

Cosa indicano gli altri valori che si vedono su un EPD?

Le diverse metriche indicate servono a determinare l’impatto complessivo per l’ambiente di un prodotto o servizio

  • ODP: Ozone Depletion Potential è un indice che misura il potenziale di una sostanza di danneggiare la fascia di ozono stratosferico. 
  • AP: L’Acidification Potential (AP), o potenziale di acidificazione, è un indicatore utilizzato per valutare l’impatto ambientale di un prodotto in termini di acidificazione dell’ambiente con possibili danni a ecosistemi acquatici e terrestri.
  • EP: potenziale di eutrofizzazione (EP) misura la capacità di un prodotto o di un’attività di contribuire all’eccesso di nutrienti (azoto e fosforo) negli ecosistemi acquatici, portando a fenomeni come fioriture algali, carenza di ossigeno e degradazione della qualità dell’acqua.
  • POCP : Il potenziale di formazione di ozono fotochimico (POCP) misura la capacità di un prodotto di contribuire alla formazione di ozono troposferico, un inquinante secondario che causa smog fotochimico e danni alla salute e agli ecosistemi.
  • ADP: L’Abiotic Depletion Potential (ADP) è un indicatore utilizzato per quantificare l’impatto legato all’esaurimento delle risorse non rinnovabili.
  • WDP: L’indicatore di deprivazione idrica fornisce informazioni relative all’impatto ambientale dovute all’uso dell’acqua in funzione della disponibilità in diverse località geografiche.

Tutto ciò è estremamente interessante e meriterebbe letture approfondite e conseguenti interpretazioni:  per ora pochissimi specialisti sono in grado di farlo! Nel nostro piccolo, pur essendo il nostro un Blog divulgativo, abbiamo voluto aprire anche questa porta, anche se solo un poco. Ci teniamo alla completezza!

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